Lungo la costa etrusca di Tarquinia
Tra lidi sabbiosi e antiche necropoli, borghi d’arte e un’ex salina, rifugio di uccelli migratori
TARQUINIA – Profuma di salsedine e storia la costa laziale di Tarquinia, una striscia di sabbia di 40 chilometri che corre lungo la macchia mediterranea e la riserva naturale, nel cuore della Tuscia viterbese. E’ un’area ricca e misteriosa, così come lo sono le antiche testimonianze etrusche che ricoprono il litorale tra Montalto di Castro e Tarquinia, una delle più antiche città della confederazione etrusca. Grandi e preziosi borghi d’arte, adagiati nell’entroterra con le loro chiese e basiliche, si susseguono a necropoli e a piccoli porticcioli di etrusca memoria, rendendo questo tratto di mare un suggestivo museo all’aperto.
Da Civitavecchia si viaggia in direzione nord, verso la Toscana, e si attraversano lunghi tratti di vegetazione mediterranea e saline, che già nell’antichità rifornivano Roma e i borghi limitrofi. Superato il porto di Civitavecchia si intravedono le basse rocce di sant’Agostino, località caratterizzata da capanni di pescatori costruiti sugli scogli, intervallati da spiagge libere, sabbiose e orlate da pinete. Da qui si costeggia – e si può visitare una volta al mese – la Riserva naturale di Tarquinia, che tutela le ex saline, create nel 1805 ma già sfruttate dagli Etruschi; oggi le vasche, dove una volta veniva estratto il sale, formano una specie di stagno circondato da dune, dove vive un infinità di specie di uccelli acquatici durante le migrazioni stagionali.
Superata la riserva si arriva ai suggestivi ruderi di porto Clementino, che anticamente era uno dei più importanti scali marittimi del Tirreno per il trasporto del sale. In epoca romana era l’approdo della colonia di Gravisca, che visse momenti alterni di grande fortuna e di abbandono, nonostante i numerosi rifacimenti per sopportare le continue e forti mareggiate, soprattutto quelli voluti da papa Clemente XII – da cui il porto prese il nome – che tuttavia non furono sufficienti a tenerlo in vita.
Poco più a nord si arriva a Tarquinia Lido, famosa negli anni Sessanta per le sabbiature che vi si facevano, grazie al ferro presente nella sua sabbia. Negli anni Settanta nel lungomare verde di palme nacquero i primi stabilimenti balneari attrezzati, alcuni dei quali ancora piacevoli da frequentare: Tamurè, Gradinoro con il suo ottimo ristorante e La Pineta. Superato il fiume Marta si arriva a Marina Velca, località caratterizzata da una invitante e lunga spiaggia sabbiosa e da ville residenziali. Alle sue spalle sorge l’antica città di Tarquinia, circondata dalla suggestiva necropoli etrusca di Monterozzi, tutelata dall’Unesco, che nasconde dei tesori artistici – palazzo Vitelleschi con il museo nazionale etrusco e la chiesa di santa Maria in Castello del XII secolo – e tre punti belvedere da dove lo sguardo spazia da Civitavecchia all’Argentario. Nell’entroterra, a circa 25 chilometri, si arriva a un altro borgo ricco di storia: Tuscania, famoso per le costruzioni nel tufo e per le necropoli d’epoca etrusca. Nel borgo meritano una visita il museo archeologico e gli affreschi e i dipinti cinquecenteschi della vicina chiesa di santa Maria del Riposo. La cittadina regala scorci medievali molto suggestivi: piazza Bastianini, salotto dei borgo, con la cattedrale e la grande fontana e, fuori dal centro, le basiliche di santa Maria Maggiore e di san Pietro, con la cripta a 28 colonne e l’attigua area archeologica. Non lontano si visitano le necropoli Tomba di Pian di Mola, Tomba del Dado e Grotta della Regina.
Sempre nell’entroterra, vicino al lago di Vico, merita una sosta il borgo di Caprarola, ricco di tesori artistici: palazzo Farnese, splendida dimora rinascimentale con affreschi manieristi, e le chiese di santa Maria della Consolazione e di santa Teresa.
Tornando verso il mare, prima di arrivare alla rinomata località di Riva dei Tarquini, si viaggia lungo la costa che alterna campeggi e stabilimenti a tratti di spiaggia libera con dune e un mare cristallino. L’acqua più bella, tuttavia, è quella di Pian di Spille, piccolo arenile orlato da una pineta, chiamato “la grande ciambella” con fondali digradanti, ricchi di poseidonia. A Riva dei Tarquini, invece, è un susseguirsi di stabilimenti, ristoranti e chioschi frequentati soprattutto all’ora del tramonto, quando è facile vedere pescatori intenti a catturare orate e spigole. Verso Montalto di Castro il litorale regala tratti di spiaggia libera e stabilimenti, frequentati anche la sera per cene a lume di lanterne con vista sul tramonto, dove gli stabilimenti Murelle e Caletta del Moro sono i più frequentate.